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Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta

cambiamento climatico

La questione climatica continua a preoccupare a livello globale. Gli Accordi di Parigi del 2015 hanno stabilito un quadro globale per evitare il cambiamento climatico e mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, puntando, poi, a limitarlo a 1,5°C. L’Unione Europea, in quanto parte dell’accordo, si impegna a tutelare l’ambiente e a ridurre al massimo i rischi per il clima, la salute umana e la biodiversità mettendo in atto il suo Green Deal. L’Unione punta, infatti, ad ottenere un impatto zero entro il 2050, con l’eliminazione totale delle emissioni di gas ad effetto serra, e si impegna per una crescita economica dissociata dall’uso delle risorse.

Con la pandemia, le chiusure delle attività produttive e la riduzione dei trasporti, la concentrazione di gas serra in atmosfera ha continuato ad aumentare. Sono diminuite le emissioni, grazie al minor uso di combustibili fossili, ma il 2020 è stato registrato come uno dei tre anni più caldi dal 1979 ad oggi in termini di temperatura media superficiale globale.

Alcuni segnali positivi sono giunti dalla politica nello scorso mese: il 17 febbraio scorso, infatti, proprio in Italia, il nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi, nel suo discorso programmatico, si è posto l’obiettivo di consegnare un Paese migliore e più giusto alle generazioni future, anche in termini di sostenibilità.

Durante le dichiarazioni programmatiche del Governo al Senato, il presidente del Consiglio Draghi ha fatto riferimento all’utilità del Piano per la ripresa dell’Europa, concordato dalla Commissione Europea, dal Parlamento Europeo e dai leader dell’Unione Europea per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia, uscire dalla crisi e gettare le basi per un’Europa più moderna e sostenibile.

Con particolare riferimento alla questione climatica ed ambientale Draghi ha affermato: “Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo.”

Ha, inoltre, aggiunto che la protezione del futuro dell’ambiente e la conciliazione con il progresso e con il benessere sociale richiedono un nuovo approccio con interventi strutturali in tutti gli ambiti dell’economia e della società. Infine, il Presidente del Consiglio ha concluso che “la risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create”.