L’emergenza sanitaria che ormai da circa un anno ha colpito l’Europa e il resto del mondo ha avuto gravi ripercussioni sul mondo dell’istruzione, che ha dovuto completamente ripensare il modo di portare avanti le attività. Con la didattica a distanza (DAD) gli insegnanti sono entrati nelle case degli studenti e hanno del tutto stravolto il modo di “fare scuola”, il rapporto con gli alunni e il metodo di insegnamento, che si è avvalso come mai prima d’ora del supporto fondamentale della tecnologia.
Istruzione e digitalizzazione
Secondo una ricerca condotta da Microsoft Italia in collaborazione con PerLAB e Wattajob, circa il 70% degli insegnanti ha avuto un miglioramento significativo nel rapporto con la tecnologia, che ha generato benefici nello svolgimento della professione: infatti i docenti si sono dichiarati più motivati (17%), più concentrati (9%) e in generale più soddisfatti (9%) del loro lavoro. Tuttavia, anche se la DAD ha generato un clima sostanzialmente positivo, “è stata una didattica emergenziale che ha usato la didattica online” dichiara Elvira Carzaniga, Direttrice della Divisione Education di Microsoft Italia, che continua affermando: “la didattica digitale è un’altra cosa e credo che raggiungerà la massima espressione quando toglieremo il termine digitale di fianco perché vorrà dire che finalmente si è perfettamente fusa con quella tradizionale”.
Le parole della Carzaniga lasciano una porta aperta per il futuro della didattica e si coniugano perfettamente con il nuovo piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027 adottato dalla Commissione Europea lo scorso settembre e che rientra all’interno di una strategia più ampia, ossia quella volta alla creazione di uno Spazio europeo dell’istruzione entro il 2025.
La crisi generata dal Covid-19 ha fornito un’importante lezione per il futuro dell’insegnamento e ha costretto i governi ad adeguare il più possibile i sistemi di istruzione e formazione all’era digitale o, nel peggiore dei casi, a iniziare il lento percorso di trasformazione digitale dei Paesi rimasti più indietro in questo aspetto. Dai dati Eurostat 2019, infatti, si rileva che in Europa molte famiglie a basso reddito non dispongono di computer, l’accesso alla banda larga varia notevolmente a seconda del reddito e oltre 1 giovane su 5 non riesce a raggiungere un livello base di competenze digitali.
Ripensare la didattica del futuro
Il nuovo piano d’azione prevede due obiettivi principali: da un lato favorire lo sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale, dall’altro sviluppare le competenze e le abilità necessarie per la trasformazione digitale. Favorire l’acquisizione delle competenze digitali sarà dunque uno degli obiettivi principali che i sistemi di istruzione dovranno perseguire nei prossimi anni, investendo nello sviluppo professionale degli insegnanti attraverso lo scambio di buone pratiche sui metodi didattici nell’istruzione informatica di alta qualità e favorendo la collaborazione con l’industria per individuare e aggiornare le esigenze in termini di competenze man mano che emergono. La transizione verde e digitale rappresenta, infatti, una delle sei dimensioni in cui si articola lo spazio europeo dell’istruzione, aggiungendosi a: qualità; inclusione e parità di genere; insegnanti e formatori; istruzione superiore; dimensione geopolitica dell’Europa.
La sfida che ci si è posti entro il 2025 non è da sottovalutare, soprattutto se si considera che nell’UE si può attingere ad un’ampia ricchezza di sistemi e modelli educativi che sono stati sviluppati per soddisfare i bisogni delle società, in linea con le esigenze nazionali, la cultura e il patrimonio. Quel che è certo è che tutti i Paesi europei sono chiamati a riflettere su una visione condivisa per promuovere l’apprendimento reciproco e sostenere ulteriori iniziative volte a tradurre in realtà la prospettiva di uno spazio europeo dell’istruzione.