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Verso il salario minimo europeo?

salario minimo

Giovedì 11 novembre, la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo ha adottato, con 37 voti a favore contro 10 contrari e 7 astenuti, la proposta di direttiva europea sul salario minimo all’interno dell’Unione Europea. Al momento, in Europa non esiste una linea univoca sulla questione. I vari stati nazionali hanno ciascuno un proprio impianto legislativo e, oltretutto, in alcuni paesi non esiste proprio una legislazione sul salario minimo. Sono 21 i paesi ad averlo, e fra questi l’Italia non figura.

Il voto di giovedì rappresenta un importante passo avanti verso un mercato del lavoro più giusto e si inserisce all’interno di un percorso che trova le sue origini nel Pilastro europeo dei diritti sociali, nato grazie alla proclamazione congiunta del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio nel novembre del 2017.

Il principio 6 del Pilastro recita: “I lavoratori hanno diritto a una retribuzione equa che offra un tenore di vita dignitoso”. Tuttavia, secondo i dati, circa il 10% dei lavoratori dell’UE vivono a rischio povertà. In virtù di ciò, per contrastare questo disagio economico e sociale, il Parlamento europeo ha approvato nell’ottobre del 2019 una risoluzione con cui chiedeva alla Commissione di implementare le misure necessarie per istituire uno strumento giuridico che fosse capace di assicurare a tutti i cittadini dell’Unione condizioni di lavoro dignitose.

Il 28 ottobre del 2020, la Commissione ha risposto a questa e altre sollecitazioni con la pubblicazione de “La proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea”, poi passata in discussione alla Commissione parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali. La proposta non si limita alla protezione dei lavoratori dell’UE, ma amplia la sua visione ed include tutele atte a cancellare il divario retributivo di genere, potenziare gli incentivi lavorativi e introdurre condizioni di parità all’interno del mercato unico.

Dopo il voto positivo ottenuto dalla Commissione per l’occupazione e gli affari sociali, la proposta dovrà essere votata durante la seduta plenaria del Parlamento del 22-25 novembre a Strasburgo. Il testo su cui a fine mese i parlamentari dovranno esprimere il loro giudizio concede agli stati membri di scegliere tra due modalità per tutelare il lavoratore: il salario minimo legale o il salario minimo determinato dai contratti collettivi. In aggiunta, vengono stabiliti dei criteri che gli stati membri sarebbero obbligati a rispettare e che dovrebbero assicurare la dignità economica. Il salario minimo, oltre a dover essere maggiore della soglia di dignità stabilita su base nazionale, dovrà infatti essere superiore al 60% del reddito mediano lordo nazionale e al 50% del reddito medio.

La proposta ha inoltre l’intento di rafforzare e incentivare l’impiego della contrattazione collettiva come strumento per definire il salario minimo. Richiede che i paesi membri dove questo tipo di negoziazioni sono disponibili a meno dell’80% della forza lavoro prendano provvedimenti a riguardo per incrementarne l’utilizzo.