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Speranza nel deserto

H2O
Una recente tecnologia capace di “estrarre” acqua da aria calda e secca potrebbe risolvere il problema della scarsità d’acqua nel mondo.

 

Recentemente è stata presentata, dalla rivista scientifica internazionale Science, una ricerca coordinata dal MIT, Massachussets Institute of Technology, uno tra i più eminenti istituti di ricerca al mondo. Si tratta dell’invenzione di un macchinario composto da uno speciale materiale, capace di produrre acqua anche in ambienti poco umidi. Ad oggi ancora un  prototipo, questo strumento presenta notevoli margini di miglioramento, oltre che caratteristiche che lo rendono altamente operativo e autosufficiente. Alla capacità specifica di riuscire a lavorare in condizioni di scarsa umidità, si aggiunge quella di non necessitare di elettricità né di infrastrutture idriche di alcuna sorta, differenziandosi in questo modo da qualsiasi altro deumidificatore elettrico casalingo. Si tratta dunque di un dispositivo passivo e senza alcun componente in movimento.

Se tale invenzione fosse riprodotta su larga scala e resa commercializzabile a prezzi accessibili, potrebbe fornire acqua in condizioni estremamente avverse o, semplicemente, sopperire ai bisogni di un nucleo famigliare in totale autonomia. Ma, soprattutto, nel caso in cui questa tecnologia venisse applicata, potrebbe cambiare drasticamente gli approcci ai progetti nei paesi in via di sviluppo, soggetti a crisi idriche croniche o di tipo emergenziale, riuscendo a portare l’oro blu fino agli angoli più remoti della terra. Non solo: potrebbe essere utilizzato anche nelle abitazioni cittadine, segno di un futuro urbano sempre più concreto all’insegna dell’ autosufficienza sostenibile.

Gli scienziati del MIT hanno applicato la tecnologia del Metal-Organic Framework o MOF, letteralmente “struttura metallico-organica”, poiché questa possiede una struttura fisica estremamente porosa che, combinata con le radiazioni solari, permette di accumulare acqua in ambienti con il solo 20% di umidità. L’apparecchio in questione è in grado di raccogliere il vapore acqueo ricavato dall’aria intrappolata tra i vari strati, per poi rilasciarlo, sotto forma di acqua, grazie a un gioco di differenze di temperature e concentrazione.

Il prototipo messo in funzione durante l’esperimento è stato capace di generare quasi 3 litri di acqua dall’aria nell’arco di 12 ore. Omar Yaghi, che più di venti anni fa ha inventato queste speciali strutture di metallo organico, afferma che ora si tratta solo di “una questione di ulteriore ingegnerizzazione”.

In passato erano state presentate altre soluzioni, atte a produrre acqua dall’aria, come il sistema “Awa Modula” realizzato da Seas , Société de l’Eau Aérienne Suisse, che produce acqua distillata o arricchita per uso agricolo tramite il raffreddamento dell’aria, utilizzando energia elettrica.

Esiste anche un prototipo, realizzato con materiali organici e plastica biodegradabile, di raccoglitore a basso costo di acqua che si forma dalla rugiada. Il suo nome è “Warka Tower” o “Torre Warka” – dal nome dell’albero di fico tipico dell’Etiopia – ed è stata inventato dall’architetto Arturo Vittori con una tecnologia piuttosto accessibile e facile da realizzare in loco.

E ancora, è stato creato un cotone in grado di rubare umidità alla nebbia, un super-tessuto, frutto del lavoro congiunto tra la University of Technology di Eindhoven e il Politecnico di Hong Kong. Questo può essere riutilizzato più volte, ma necessita di elevati tenori di umidità.

Cosa certa è che il progresso scientifico riserva in futuro non troppo lontano novità che cambieranno la vita e le abitudini delle popolazioni nel mondo: per ora si stanno profilando varie soluzioni atte a risolvere la scarsità d’acqua in contesti più o meno difficili e, probabilmente, a breve non ci sarà che l’imbarazzo della scelta.