Lo sviluppo sostenibile è una questione complessa che può essere racchiusa in un concetto semplice: fare in modo che la crescita economica possa portare a risultati equi per l’intera umanità, assicurando che gli esseri umani non consumino più risorse di quelle che la terra può offrire. Per realizzare ciò, occorre però seguire specifici orientamenti sostenibili di consumo e di produzione.
L’Europa è da sempre molto attenta al tema, e in particolare, per quanto riguarda il campo agro-alimentare, ha istituito un Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, ovvero un fondo strutturale dell’Unione europea, dedicato all’incentivazione delle attività agricole e delle zone rurali.
Ma, in concreto com’è possibile realizzare la sostenibilità alimentare e quando un prodotto può essere considerato sostenibile?
Un alimento può essere considerato sostenibile nel momento in cui viene consumato a livello locale, lì dove viene prodotto, senza troppi spostamenti, e senza uno sfruttamento eccessivo del terreno. Il comune cittadino può dunque rendere un prodotto sostenibile, nel momento in cui effettua l’acquisto recandosi direttamente dai produttori di tale alimento, ovvero gli agricoltori, acquistandolo a km zero. In questo modo si garantisce lo sviluppo delle campagne, poiché medie e piccole imprese dell’area possono così evolversi economicamente e ciò avrà un impatto anche sulle condizioni sociali di chi vi abita. Di conseguenza, si verificheranno anche meno spopolamenti delle aree rurali.
Perché è così importante il contributo del cittadino al fine di rendere il cibo sostenibile?
Gli alimenti che vengono consumati a tavola ogni giorno, influenzano il terreno nel quale vengono coltivati e dunque l’ambiente. Conservare la biodiversità del sistema naturale è importante; scegliendo prodotti che garantiscano la diversità dei genomi, delle specie e degli ecosistemi è possibile garantire tale salvaguardia. Biodiversità genetica vuol dire avere più varietà, più tipi di beni alimentari presenti sul territorio e quindi mangiare anche prodotti differenti, con caratteristiche uniche dal punto di vista organico e nutrizionale.
Per esempio, in Italia, un alimento come il pomodoro, presenta diverse caratteristiche a seconda del tipo a cui ci si riferisce; può essere un San Marzano o un ciliegino. Entrambi presentano diversi contenuti e proprietà grazie al genoma che presentano all’interno.
Più si ha diversità specifica nel territorio, più si ha differenziazione alimentare. Il tutto è strettamente legato al tipo di domanda e offerta che ci sono nel mercato, dunque più ci saranno domande disparate di varietà di prodotti e più l’offerta sul banco sarà differente.
L’Italia è un paese molto attento alla sostenibilità della propria agricoltura che sembra essere la più sostenibile d’Europa. Il lavoro agricolo si svolge infatti con una particolare attenzione per l’ambiente, diminuendo l’utilizzo di prodotti di sintesi industriale, conservando il suolo e le sue caratteristiche naturali. Ciò permette anche la conservazione di ambienti importanti per l’immaginario collettivo, dall’alta montagna fino al mare.
Inoltre, l’agricoltura italiana, a differenza di altri paesi europei, non permette la produzione di cibo geneticamente modificato, gli OGM. La sua coltivazione presenta 272 prodotti DOP, ovvero di Denominazione Di Origine Protetta, un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito dall’Unione europea agli alimenti le cui caratteristiche qualitative dipendono dal territorio in cui sono stati prodotti, e di Indicazione Geografica Protetta (IGP). Il risultato è un elevato livello di sicurezza alimentare, essenziale per essere in linea con i principi di sostenibilità. Grazie ai numerosi controlli e certificazioni, ogni anno vengono denunciate tutte le irregolarità riguardanti i costituenti dei prodotti. In media, si riscontra uno 0,4% di residui chimici irregolari presenti negli alimenti sotto accusa, che è una media inferiore di quasi quattro volte rispetto alla media europea, dell’1,4%.
È dunque importante che lo Stato, imponendo obblighi, certificati e controlli, insieme ai cittadini e alle loro scelte, convergano uniti verso un’alimentazione sostenibile al fine di garantire il benessere fisico del cittadino, economico- sociale e dell’ambiente.