Si è tenuta ieri a Strasburgo la plenaria del Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2023, alla presenza della Presidente del Parlamento Europeo, che ha annunciato le vincitrici di quest’anno. Jina Mahsa Amini e il movimento iraniano “Donne, Vita e Libertà” ricevono Il titolo di quest’anno, per il loro lavoro e le loro proteste per far valere i diritti delle donne in Iran.
Come nascono le proteste e come si relazionano a Mahsa Amini
Le proteste si sono intensificate a seguito della morte della giovane Mahsa Amini per mani della polizia.
La polizia di Teheran arrestò la giovane il settembre 2022 per aver indossato scorrettamente il velo, che a distanza di qualche giorno è deceduta.
Da quel giorno, le proteste sono iniziate massicce e non si sono mai fermate, continuano tuttora infatti i movimenti organizzati dal movimento iraniano per protestare contro l’obbligatorietà dell’Hijab.
Cos’è l’Hijab e perché è al centro della protesta
L’Hijab è un capo di abbigliamento connesso alla religione Islamica che le donne indossano per rispetto verso la loro religione e verso sé stesse, il cui utilizzo è assolutamente correlato alla libera scelta e al rapporto che si ha con la religione stessa.
Le donne iraniane protestano quindi non solo per il cambio delle politiche dello Stato in merito all’obbligatorietà del velo, ma anche e soprattutto per la libertà di scegliere se indossarlo o meno, e di quindi pensarla diversamente.
La lotta per la rimozione del velo obbligatorio è quindi una lotta affinché le libertà civili e la libertà di pensiero delle donne vengano rispettate.