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L’integrazione comincia dalle parole

Integrazione: bimbi rifugiati

L’Associazione Carta di Roma ha pubblicato il Sesto Rapporto dal titolo “Notizie di Chiusura”, un’interessante e approfondita analisi sul linguaggio utilizzato per descrivere il fenomeno dell’immigrazione nelle principali testate giornalistiche, nei telegiornali e nelle pagine Facebook dei quotidiani. Quello che emerge è un racconto di perpetuo allarmismo che si focalizza principalmente su un tema, quello relativo ai flussi migratori che, nella realtà, come dimostrano diverse statistiche ufficiali e attendibili, hanno subito un drastico calo. Ciò è dimostrato dai dati sempre aggiornati del portale operativo dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, secondo cui gli arrivi sono calati da 181.436 nel 2016 a 23.370 nel 2018, ed è proprio il Cruscotto statistico giornaliero pubblicato dal Ministero dell’Intero a riportare gli stessi numeri.

L’immaginario patemico che il linguaggio dell’informazione ha costruito manca dunque di una base reale e si concentra solo sulla questione degli arrivi, proponendo principalmente immagini riferite a barconi che accolgono folle omogenee e volti sfocati. Esigua importanza si pone invece sull’accoglienza e sull’integrazione, le quali, dopo il drastico calo degli sbarchi, rappresentano le vere sfide odierne nella gestione del fenomeno immigratorio. Queste tematiche necessitano però di una volontà di approfondimento, di verità, di personalizzazione che possano smentire ogni costruzione artificiosa del fenomeno e che non sempre si riscontra. Infatti, da quanto riportato nel Rapporto, la visibilità dell’immigrazione è diminuita nelle principali testate giornalistiche che presuppongono l’attenzione necessaria alla lettura di un articolo, mentre aumenta nei telegiornali che si caratterizzano di servizi brevi e superficiali che arrivano agli occhi e alle orecchie più disattente. Ma i protagonisti di questo tipo di racconti non sono mai i veri protagonisti, gli immigrati, essi rimangono solo le pedine di discussioni e giochi di potere politici. Gli immigrati sono quindi spesso spersonalizzati e il loro profilo viene approfondito, con riprese in primo piano, con nomi, cognomi e nazionalità, solo in caso di furti, stupri e crimini come se la loro identità corrispondesse esclusivamente a questa tipologia di azioni.

Il rapporto dell’Associazione Carta di Roma ci aiuta dunque a comprendere quanto il linguaggio abbia contribuito alla creazione di un clima sociale di odio, violenza e xenofobia che non giova a nessuno e non può risolvere i problemi strutturali del nostro paese, i quali sono antecedenti all’arrivo di questo flusso migratorio. Il racconto dell’immigrazione deve quindi farsi più disteso e più vero perché se le parole possono trasformare la realtà, come afferma nell’introduzione Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione, allora è anche vero che il linguaggio stesso può ricreare i presupposti per un vera, urgente e auspicata integrazione.

 

Alcuni link utili:

Sesto Rapporto Carta di Roma

Dati UNHCR

Dati Ministero dell’Interno