Articolo scritto da Nikolina Šajn per il European Parliamentary Research Service. Per il link cliccare qui.
La quantità di vestiti acquistati per persona nell’Unione Europea (UE) è aumentata del 40% in pochi decenni, spinta da un calo dei prezzi e dalla maggiore velocità con cui la moda viene consegnata ai consumatori. L’abbigliamento ha il quarto maggiore impatto sull’ambiente di tutte le categorie di consumo dell’UE. Questo impatto è spesso sentito nei paesi non UE, dove avviene la maggior parte della produzione. La produzione di materie prime, la loro filatura in fibre, la tessitura dei tessuti e la tintura richiedono enormi quantità di acqua e prodotti chimici, compresi i pesticidi per la coltivazione di materie prime come il cotone. Anche l’uso da parte dei consumatori ha una grande impronta ambientale, a causa dell’acqua, dell’energia e dei prodotti chimici usati nel lavaggio, nell’asciugatura e nella stiratura, e delle microplastiche rilasciate nell’ambiente. Meno della metà dei vestiti usati vengono raccolti per essere riutilizzati o riciclati quando non sono più necessari, e solo l’1% viene riciclato in nuovi vestiti, dato che le tecnologie che permetterebbero di riciclare i vestiti in fibre vergini stanno cominciando ad emergere solo ora.
Sono stati proposti vari modi per affrontare questi problemi, tra cui lo sviluppo di nuovi modelli di business per il noleggio di vestiti, la progettazione di prodotti in modo da rendere più facile il riutilizzo e il riciclaggio (moda circolare), convincere i consumatori a comprare meno vestiti di migliore qualità (slow fashion), e in generale indirizzare il comportamento dei consumatori verso la scelta di opzioni più sostenibili.
La Commissione europea ha esposto la sua visione per il settore tessile per il 2030 nella strategia UE per il tessile sostenibile e circolare del marzo 2022. La Commissione ha proposto un regolamento sui requisiti di ecodesign per i prodotti sostenibili e una direttiva sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde. Il pacchetto mirerà a rendere tutti i prodotti sul mercato interno più sostenibili, fornendo al contempo ai consumatori informazioni sulla sostenibilità. L’applicazione di queste regole al tessile sarà specificata in atti delegati, in gran parte previsti per il 2024.