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Le prospettive della cooperazione in Italia: sfide e criticità

Cooperazione internazionale

Il 2020 rappresenterà l’anno di chiusura della programmazione settennale legata al mondo della cooperazione e delle iniziative di sviluppo a livello internazionale. La Commissione Europea e le singole Agenzie Nazionali di Cooperazione stanno già programmando il futuro, individuando le maggiori sfide che ci attendono nei prossimi anni.

In merito al ruolo ricoperto e ai risultati raggiunti dall’Italia nel settore della cooperazione internazionale e dello sviluppo, il 22 Ottobre 2019 il Development Assistance Committee (DAC) ossia il Comitato di Assistenza allo Sviluppo, facente parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato un Peer Review sulle Politiche e i Programmi di Cooperazione e sviluppo messe in atto dall’Italia. Il quadro che ne emerge non può essere considerato positivo in quanto molte sono state le raccomandazioni e le criticità evidenziate nel rapporto, anche se non sono mancati gli elogi agli sforzi delle istituzioni italiane.  In base a quanto è possibile leggere nel Report del DAC, “l’Italia ha bisogno di strategie e orientamenti intergovernativi per raggiungere le sue priorità al fine di tradurre il suo quadro politico globale in azioni efficaci”. Inoltre, “definire strategie globali per paese e fornire un supporto programmatico pienamente integrato con i programmi nazionali renderebbe la cooperazione e i partenariati per lo sviluppo dell’Italia ancora più sostenibili”. Non manca infine una critica al personale impiegato nel mondo della cooperazione: sempre analizzando il rapporto è possibile osservare come il DAC sottolinei come “la realizzazione del programma di cooperazione allo sviluppo in Italia richieda anche una forza lavoro più esperta e qualificata”.

Non sono tuttavia mancati i riconoscimenti verso il Paese: l’Italia viene considerata “leader nelle aree in cui collega l’impegno internazionale con le sue competenze nazionali, come il patrimonio culturale e l’agricoltura” e viene considerato “lodevole l’impegno internazionale dell’Italia in materia di criminalità fiscale per aiutare a mobilitare le risorse interne nei paesi partner”. L’Italia viene considerato paese chiave del sistema multilaterale al quale fornisce il 60% degli Aiuti per lo Sviluppo (APS), contribuendo in maniera più elevata rispetto agli altri membri del Comitato di Assistenza allo Sviluppo (DAC).

Al termine del report vengono indicate 11 linee guida e raccomandazioni che il Comitato di Assistenza allo Sviluppo ha elaborato per migliorare la situazione italiana:

  1. L’Italia dovrebbe allocare risorse sufficienti per attuare il proprio piano anticorruzione aggiornato e il codice etico, anche accelerando la formazione di tutta la sua forza lavoro e dei partner coinvolti nelle iniziative
  2. Al fine di garantire la coerenza delle sue politiche con lo sviluppo sostenibile dei paesi partner, l’Italia dovrebbe sfruttare appieno i meccanismi delineati nella Legge 125/2014 (ndr Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo) e attuare i suoi piani per valutare, arbitrare e monitorare potenziali conflitti
  3. Le nuove strategie nazionali prioritarie per l’Italia dovrebbero essere globali e riflettere le attività di cooperazione dell’intero governo
  4. L’Italia dovrebbe orientarsi verso finanziamenti programmatici pienamente integrati nei programmi nazionali per ottenere maggiore impatto e influenza
  5. L’Italia dovrebbe trovare il modo di capitalizzare i suoi punti di forza mantenendo e rafforzando il proprio sostegno alla sua fitta rete di ONG sul campo attraverso un sostegno diretto e flessibile, in particolare nei contesti più fragili
  6. L’Italia dovrebbe invertire il suo recente declino negli Aiuti per lo Sviluppo e rispettare l’obbligo di cui alla legge 125 di rispettare gli impegni nazionali e internazionali, in particolare verso i paesi del Sud del Mondo
  7. Al fine di mobilitare il sostegno pubblico e politico, l’Italia dovrebbe sviluppare e attuare il piano d’azione nell’ambito della sua strategia per l’educazione alla cittadinanza globale, sostenuta da risorse adeguate.
  8. Al fine di garantire un approccio più strategico e dell’intero governo per attuare la sua visione politica delineata nella legge, l’Italia dovrebbe individuare i modi per migliorare il valore strategico del PPPD (Partenariato Pubblico-Privato per lo Sviluppo)
  9. L’Italia dovrebbe garantire che Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. (CDP) disponga del quadro, degli strumenti e delle risorse per adempiere al proprio mandato di istituto di finanziamento dello sviluppo.
  10. L’Italia dovrebbe definire e consultare ampiamente una strategia a medio termine in materia di risorse umane per attrarre e trattenere personale qualificato e garantire il benessere, l’impegno e lo sviluppo professionale di tutte le categorie di personale in Italia e negli uffici sul campo.
  11. L’Italia dovrebbe dare la priorità alla costruzione di un sistema per collegare progetti e programmi con impatto desiderato e risultati a lungo termine, compresi i Sustainable Development Goals. Il sistema dovrebbe inoltre collegare funzionari, partner e altre parti interessate che lavorano sulla cooperazione allo sviluppo con informazioni e prove pertinenti per migliorare il processo decisionale

 

Il piano italiano

A seguito di quanto emerso dal Rapporto del Comitato di Assistenza allo Sviluppo, il 19 Novembre 2019 è stato approvato e pubblicato il Piano dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI per l’efficacia degli interventi 2020-2022. Esso costituisce uno strumento per facilitare l’attuazione dei 4 principi dell’efficacia (ownership delle priorità di sviluppo da parte dei Paesi partner; gestione basata sui risultati; Partenariati Inclusivi; trasparenza e mutual accountability) e le raccomandazioni formulate dall’OCSE-DAC in ambito Peer Review in tema di risultati ed efficacia, cui si è aggiunto un focus legato alle crisi umanitarie ed alle situazioni di fragilità e al principio del Leave no one behind, principio fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e su cui la Global Partnership for Effective Development Cooperation sta effettuando un’ampia discussione su come incorporarlo tra le proprie attività.

Particolare rilevanza assume il principio della result-based management, cioè la gestione basata sui risultati. Ottenere risultati sostenibili che abbiano un impatto sul benessere della popolazione è il fine ultimo dell’Agenda 2030 e degli SDGs. La gestione e l’attenzione ai risultati è uno dei principi concordati nell’Agenda per l’efficacia a Parigi e confermati ad Accra, Busan, Città del Messico e Nairobi. L’Agenda Focus on Results è stata fortemente riaffermata nel Partenariato Globale di Busan del 2017, dove è stato ribadito l’impegno a “concentrarsi sui risultati” ed a “intensificare gli sforzi per conseguire risultati concreti e sostenibili” attraverso la messa in pratica di “una migliore gestione per risultati, monitoraggio, valutazione e comunicazione dei progressi, nonché un maggiore sostegno per rafforzare le capacità nazionali e valorizzare risorse e iniziative a sostegno dei risultati dello sviluppo”. La legge 125/2014 all’art. 2 indica che nel realizzare le iniziative di cooperazione allo sviluppo l’Italia assicura il rispetto della gestione basata sui risultati e gli enti della cooperazione italiana si sono impegnati ad adottare progressivamente misure che introducano la gestione per risultati e che mettano in atto quanto emerso nell’Agenda sull’efficacia.

 

Per visionare il Peer Review dell’OCSE clicca qui

Per maggiori informazioni sul Piano Italiano di Cooperazione clicca qui