Ennesimo attacco verso la comunità LGBTIQ. Lo scorso 15 Giugno, il Parlamento ungherese ha adottato una legge che vieta la promozione di contenuti ritenuti devianti per lo sviluppo fisico, mentale e morale ai minori di 18 anni, che sta provocando forti critiche in Ungheria e nel resto d’Europa.
I motivi delle contestazioni
La legge è stata proposta e promossa dal partito del premier Viktor Orban con 157 voti a favore e un solo voto contrario. Il governo, che sta progressivamente intensificando la sua campagna contro i diritti della comunità LGBTIQ, sostiene che la legge si rivolge principalmente al contrasto alla pedofilia, tuttavia l’equiparazione tra quest’ultima e l’omosessualità è stata duramente attaccata dagli esperti di diritti umani.
Il titolo della legge è infatti “Azioni più dure contro i trasgressori pedofili e modifiche a determinate leggi per proteggere i bambini”. Difatti, la nuova legislazione vieterebbe di parlare ai bambini di omosessualità, riassegnazione e cambio di genere. Pertanto per i gruppi LGBTIQ la nuova legislazione rappresenterebbe una misura paragonabile alla legge russa contro la propaganda gay del 2013.
I contenuti, culturali e non, vietati ai minori di 18 anni – in quanto suscettibili di avere un effetto dannoso per il loro sviluppo, provocando uno stato di confusione e dubbio sull’immagine del mondo e di se stessi – sono diversi, tra cui:
- programmi educativi;
- pubblicità (come la pubblicità delle Coca Cola del 2019 dove è presente una coppia maschile);
- libri;
- film e serie tv, tra questi: la nota serie americana “Friends” oppure film come “Bridget Jones”, “Harry Potter” e “Billy Eliot”, in cui sono presenti contenuti legati all’omosessualità. Questi sono solo alcuni dei film che sono stati citati, i quali, andranno in onda sul suolo ungherese solo ed esclusivamente in seconda serata, eludendo la visione ai minori.
Le reazioni
La legge sta provocando molteplici reazioni sul suolo nazionale. Sono già state attuate alcune manifestazioni di protesta davanti alla sede del governo ungherese sostenendo che la legge vieti o limiti esplicitamente i diritti dei minori e la libertà d’espressione. Per altri, l’appoggio per l’approvazione della legge è stato un atto più che prevedibile, come per Luca Dudits, membro del consiglio di amministrazione della Hatter Society, la più grande organizzazione per i diritti LGBTIQ in Ungheria.
Le critiche sono state dure anche in Europa, infatti, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha affermato esplicitamente che la legge è una “vergogna” poiché, discrimina le persone sulla base di elementi come quello dell’orientamento sessuale, procedendo, in questo modo, totalmente contro i valori fondamentali dell’Unione Europea. Alle considerazioni della Presidente, ha fatto seguito una dichiarazione firmata da 17 Stati membri, tra cui l’Italia, che esprime grande preoccupazione nei confronti della nuova legge.
Inoltre, anche altre figure hanno criticato la nuova legge ungherese, come il gruppo politico al Parlamento Europeo Renew Europe, il quale descrive la misura come uno strumento di forte discriminazione, associandolo alla legge russa del 2013.
la Strategia per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ 2020-2025
D’altronde, l’Unione Europea intende rispettare e perseguire la Strategia per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ 2020-2025 che mira ad un’Europa in cui ognuno possa essere se stesso e amare chi desidera. Si tratta della prima strategia dell’UE in materia, che fissa una serie di obiettivi chiave, suddivisi in quattro pilastri da conseguire entro il 2025:
- combattere la discriminazione nei confronti delle persone LGBTIQ;
- garantire l’incolumità delle persone LGBTIQ;
- costruire società inclusive per le persone LGBTIQ;
- guidare la lotta a favore dell’uguaglianza delle persone LGBTIQ nel mondo.
Vengono quindi stabiliti una serie di misure per intensificare l’azione, per integrare l’uguaglianza LGBTIQ in tutti i settori politici e per aiutare a sollevare la voce delle minoranze LGBTIQ. Mira a riunire gli Stati membri e gli attori a tutti i livelli in uno sforzo comune per affrontare la discriminazione LGBTIQ in modo più efficace entro il 2025.