Una corretta raccolta differenziata implica anche un buon riciclo, ovvero un efficace riutilizzo di ciò che altrimenti andrebbe perso, con importanti effetti di riduzione degli sprechi, benefici economici e tutela dell’ambiente: in poche parole, “Economia Circolare”
Come dichiarato dal Ministro Galletti alla presentazione di Alia Spa, la nuova Società di igiene ambientale della Toscana centrale che si occupa dei rifiuti delle città di Firenze, Prato, Empoli e Montale, frutto di una razionalizzazione voluta dalle rispettive amministrazioni comunali, la raccolta differenziata “vuol dire materie prime, vuole dire risparmiare materie prime inesauribili, vuol dire fare bene all’ambiente ma vuol dire far bene anche all’economia perché l’economia circolare è l’economia del futuro”.
Una visione perfettamente in linea con la strategia racchiusa dal recente pacchetto UE sull’economia circolare, un progetto legislativo approvato il 14 marzo 2017 dal Parlamento europeo in attesa di negoziazione con il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea. La quota dei rifiuti urbani destinati al riciclo dovrà aumentare dal 44% al 70% entro il 2030, la quota di smaltimento in discarica dovrà attestarsi al 10%, mentre nello specifico i materiali da imballaggio (cartone, carta, plastica, vetro, metallo e legno) e i rifiuti alimentari dovranno essere ridotti rispettivamente dell’80% e del 50% entro il 2030.
Una mission raccolta anche dai programmi di finanziamento europei Horizon 2020 e Life 2020, con linee di concessione dedicate a tutela dell’ambiente, sostenibilità, economia circolare e smart cities.
E l’Italia in tutto questo? Dal “Decreto Ronchi” il nostro paese ne ha fatta di strada: secondo recenti dati ISPRA la raccolta differenziata è passata dal 9% del 1997 al 47,6% del 2015 e il riciclo dei rifiuti speciali è aumentato da 13 Megaton a 83,4. Stando a uno studio promosso da Utilitalia, i sistemi di raccolta allo scopo di tipo “mono-materiale” si stanno diffondendo gradualmente, ma quelli “multi-materiali” raccolgono circa il 30% dei rifiuti urbani differenziati.
L’Italia è dunque in linea con il resto d’Europa, ma è un paese diviso in due: i risultati più virtuosi si attestano al Nord, mentre al Sud si registrano performance ben al di sotto degli standard. Il Veneto conduce la classifica del riciclo, seguito da Friuli Venezia Giulia, Trentino e Lombardia secondo il Dossier 2016 “Comuni Ricicloni” presentato nell’ambito di “Treno Verde”, la campagna di comunicazione e sensibilizzazione di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente.
Il Belpaese ha raggiunto l’eccellenza europea nella raccolta differenziata degli imballaggi di plastica: dalle 100.000 tonnellate raccolte nel 1997 alle 960.000 del 2017, una vera e propria “svolta”, per citare le parole che il Presidente di Corepla Antonello Ciotti ha espresso in occasione di una presentazione sull’economia circolare di Legambiente e Corepla al centro studi americani di Roma.
Il nostro paese segna inoltre il record di rigenerazione degli oli lubrificanti (reimpiegati per circa il 95%) già da diversi anni. Il vetro vanta le migliori percentuali in termini di raccolta differenziata e riciclo: dal 2010 al 2014 il tasso di riciclo del vetro in Italia è passato dal 68,3% al 70,3%, complice anche una filiera ben organizzata che prevede il reimpiego presso le aziende vetrarie italiane e non solo.
Dal 22esimo Rapporto annuale di Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a Base cellulosica), dopo anni di stallo a livello nazionale, la raccolta differenziata di carta e cartone è in fase di rilancio, spinta soprattutto dal Sud (+8,6%, il doppio del 2015), il quale sta registrando valori sopra la media rispetto alle aree del Centro e del Nord.
“Possiamo vincere la sfida lanciata dall’Unione Europea sull’economia circolare solo facendo sistema, con un’azione comune tra produttori, istituzioni e consumatori”, queste le parole incoraggianti del Ministro Galletti alla presentazione del rapporto “Il riciclo del vetro e i nuovi obiettivi europei per la circular economy”, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile per Assovetro.
Tra gli obiettivi del pacchetto europeo sull’economia circolare vi è anche la creazione di 580.000 posti di lavoro in Europa entro il 2030 e un risparmio annuale di 72 miliardi di euro per le imprese europee: per l’occupazione italiana si stimano 190.000 nuovi posti di lavoro. Già sul suolo nazionale vi sono circa 6000 imprese che si occupano specificatamente di Green Economy, per un totale di 155.000 addetti e un fatturato annuo di 50 miliardi di euro.
Aziende come Ecopneus che recupera circa 250.000 tonnellate di pneumatici fuori uso all’anno, o Fater Spa che ricicla pannolini; Ricrea, che dà nuova vita all’alluminio, o anche Novamont che produce una bioplastica per prodotti biodegradabili e compostabili.
La raccolta differenziata dunque da sola non basta: per valorizzarla al meglio occorre creare una filiera dei rifiuti ben organizzata, capace di produrre benefici in termini economici ed occupazionali, ambientali e sociali. Una filiera integrata, in cui ognuno fa la sua parte e riceve qualcosa in cambio.
Come ribadito da Galletti “Corepla ogni anno dà ai comuni 280 milioni di euro. […] la raccolta differenziata conviene anche alle istituzioni, non c’è niente che non sia conveniente nella raccolta differenziata”. E i comuni per primi, consapevoli delle necessità locali e vicini ai cittadini, dovrebbero prendere i primi provvedimenti: come il comune di Cagliari, che ha fatto partire direttamente la raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio comunale, o il comune di Bari che ha avviato la campagna “DifferenziAmo” per diffondere maggiormente la cultura del riciclo.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione dei cittadini, una ricerca Ipsos avviata dal Consorzio nazionale imballaggi (Conai), ha portato dei dati incoraggianti: il 91% degli italiani dichiara di osservarla quotidianamente, il 93% la considera una utile necessità e il 32% la considera una risorsa… soltanto il 6% degli intervistati la considera un fastidio e la maggior parte di essi giustifica tale sentimento con il fatto di non sapere come differenziare alcuni rifiuti. Certo la strada verso l’abbattimento del ricorso alle discariche è ancora lunga e le iniziative di informazione e comunicazione da parte di istituzioni, comparti Corporate Social Responsibility delle aziende e settore no-profit sono più che essenziali.