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La Commissione approva la proroga del regime italiano a sostegno del trasporto ferroviario di merci

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Trasporto

‎La Commissione europea ha approvato, ai sensi delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, la proroga di un regime italiano per incoraggiare il passaggio del trasporto merci dalla strada alla ferrovia. La misura è stata originariamente approvata dalla Commissione nel dicembre 2016 (SA. 45482), prorogata nell’ottobre 2017 (SA.48759) e nel novembre 2019 (‎‎SA.55025‎‎) e scadrà nel ‎‎dicembre 2022‎‎.‎

L’obiettivo del regime è promuovere il trasporto merci dalla strada alla ferrovia: modalità più ecologica e contribuire così alla riduzione delle emissioni di CO2 e della congestione stradale. L’Italia ha notificato alla Commissione l’intenzione di prorogare il regime fino alla fine del 2027 con un aumento di bilancio di 200 milioni di euro, portando il bilancio complessivo a 500 milioni di euro.

Contesto

La Commissione ha valutato la proroga ai sensi delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, in particolare ‎‎dell’articolo 93‎‎ del trattato sul funzionamento dell’Unione europea sul coordinamento dei trasporti e degli ‎‎orientamenti della Commissione del 2008 sugli aiuti di Stato alle imprese ferroviarie‎‎. La Commissione ha concluso che il regime continua ad essere necessario e opportuno per promuovere l’uso del trasporto ferroviario, in particolare nell’Italia meridionale, dove lo squilibrio tra ferrovia e strada è ancora significativamente più pronunciato.

Inoltre, la Commissione ha concluso che la misura continua ad essere proporzionata, in quanto limitata al minimo necessario, e ad avere un impatto limitato sulla concorrenza e sugli scambi tra Stati membri. Su tale base, la Commissione ha constatato che la proroga del regime è conforme alle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato.

La versione non riservata della decisione sarà disponibile con il numero SA.103155 nel ‎‎registro degli aiuti di Stato‎‎ sul ‎‎sito web‎‎ della Commissione dedicato alla concorrenza una volta risolte le questioni di riservatezza.‎

Fonte: Commissione europea