L’inquinamento dell’aria è considerato il primo fattore di rischio ambientale per la salute della popolazione, in particolare per gli abitanti delle aree urbane. I dati dell’ultimo rapporto della European Environment Agency sembrano confermare le preoccupazioni degli addetti ai lavori.
Alcuni dati
Secondo il report, nel 2020 in UE il 96% della popolazione è stato esposto a livelli di particelle inquinanti, tra cui quelle del pericoloso particolato fine, molto superiori ai limiti di riferimento stabiliti nelle linee guide dell’OMS.
Inoltre viene attestato come l’aria irrespirabile, nel 2021, avrebbe provocato 238.000 decessi prematuri nei 27 Paesi della UE.
L’emergenza COVID e i conseguenti lockdown che hanno interessato quasi tutti i Paesi UE hanno mitigato in parte la situazione, e in termini assoluti le emissioni inquinanti sono drasticamente diminuite negli ultimi due decenni; d’altra parte non si può negare che l’inquinamento dell’aria rimane un problema reale e urgente.
Entrando nel dettaglio, le zone dell’Europa centro-orientale e l’Italia hanno registrato le più alte concentrazioni di particolato fine e benzo(a)pirene. Quest’ultimo è classificato come agente cancerogeno e prodotto nella combustione di combustibili solidi usati per il riscaldamento domestico e nelle industrie.
Inquinamento dell’aria in Pianura Padana
Particolarmente critica risulta essere la situazione in Pianura Padana, dove la particolare configurazione morfologica del territorio, insieme all’intensa attività agricola e industriale, causano il record negativo d’Europa per le emissioni di Pm10 e Pm 2.5, particolato finissimo considerato molto pericoloso per la salute.
Tra le città “maglia nera” nella classifica delle più inquinate troviamo in particolare Padova e Cremona, ma anche Brescia, Verona, Bergamo, Piacenza: tutte realtà di quel nord-est tanto ricco e produttivo quanto inquinato.
Progetti per il futuro
Per far fronte al fenomeno, l’Europa con il Green Deal ha stilato un piano d’azione sull’inquinamento zero, che fissa obiettivi ambiziosi per il 2030. Tra questi, una riduzione del 25% della quota di ecosistemi interessati dall’inquinamento atmosferico rispetto al 2005 e di oltre il 55% di morti premature attribuite all’esposizione al Pm 2.5.
Inoltre, nel 2020 la Commissione europea ha avviato una revisione delle direttive sulla qualità dell’aria, con l’obiettivo di allineare gli standard alle raccomandazioni dell’Oms. Parallelamente, sono previsti anche requisiti più severi per contrastare l’inquinamento atmosferico alla fonte, e quindi in agricoltura, nelle industria, nei trasporti e negli edifici.
Fonte: consulta tutti i dati del report qui.