L’agricoltura è il settore in cui si utilizza più acqua a livello globale. L’irrigazione dei terreni agricoli rappresenta il 70% dell’acqua universalmente usata e gioca un ruolo fondamentale per la produzione di cibo e dunque per la salute umana. Recentemente, gli ambasciatori degli Stati membri dell’Unione Europea hanno approvato l’accordo provvisorio sul regolamento volto a riutilizzare l’acqua e a ridurne il rischio di carenza per l’irrigazione delle colture. In questo modo si intende anche semplificare l’uso delle acque reflue urbane trattate per l’irrigazione agricola.
L’acqua è una risorsa preziosa e l’ambizione finale delle norme del regolamento è quella di poter depurare l’acqua in modo sicuro per le persone e per gli animali, nel rispetto dell’ambiente, in modo tale da poter essere nuovamente impiegata nei processi produttivi. “È naturale fissare norme minime armonizzate per la qualità delle acque depurate e per il controllo della conformità, in modo che gli agricoltori europei possano utilizzare le acque depurate. In parte, si tratta di rifarsi all’esperienza di alcuni Stati membri che, da decenni, riutilizzano l’acqua con successo”. Così si era esposto il ministro delle risorse idriche e forestali Ioan Deneș, in merito all’accordo provvisorio sul regolamento per il riutilizzo dell’acqua, già nel precedente comunicato stampa. I negoziati con il Parlamento europeo sono infatti iniziati il 10 ottobre e si sono conclusi in un accordo provvisorio il 2 dicembre. Questa recente ed ultima conferma da parte degli ambasciatori dell’UE degli Stati membri che hanno approvato l’accordo in via provvisoria, sembra aprire la strada all’adozione formale delle nuove regole, che avverrà nell’appena iniziato anno 2020.
In particolare, Il regolamento di cui si parla contiene specifici requisiti di controllo sulla qualità delle acque di recupero ed un continuo monitoraggio per salvaguardare la protezione della salute umana, animale e dell’ambiente. Con Il nuovo regolamento, si prefigura inoltre una migliore disponibilità di acqua e soprattutto un incoraggiamento affinché questa risorsa venga impiegata in maniera più efficiente. Per quanto riguarda invece i problemi rurali legati al climate change, sarà possibile contrastare il fenomeno grazie a nuove metodologie di adattamento e ad un approvvigionamento di acqua sufficiente per l’irrigazione dei campi, in particolare durante le ondate di calore e siccità gravi, in modo tale da poter prevenire la carenza di colture e la conseguente scarsità di cibo.
È importante notare che tali misure non potranno essere applicabili allo stesso modo in tutti gli Stati Membri, poiché le condizioni geografiche e climatiche variano notevolmente da uno Paese all’altro. Pertanto, ogni singolo Stato Europeo ha il dovere di valutare e infine decidere se opportuno utilizzare l’acqua di recupero per l’irrigazione agricola in parte o in tutto il suo territorio. Inoltre, gli stessi possono decidere di utilizzare l’acqua di recupero per altri usi come il riutilizzo di acqua industriale o per scopi legati all’amenità e all’ambientale. Tutta la dinamica sarà oggetto di un continuo sistema di monitoraggio. Gli Stati membri vogliono infatti assicurarsi che le prescrizioni del nuovo regolamento continuino a basarsi sugli ultimi dati scientifici disponibili e a tal fine hanno previsto una clausola che obbliga la Commissione a valutare la necessità di rivedere le prescrizioni minime per la qualità delle acque depurate in base ai risultati di una accurata valutazione del regolamento insieme a nuovi studi e tecniche scientifiche.
Il risparmio delle risorse idriche a seguito del riutilizzo dell’acqua sarà inoltre oggetto di campagne di sensibilizzazione generale negli Stati membri in cui l’acqua di recupero viene utilizzata per l’irrigazione agricola.