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Green Deal, una priorità europea

La Commissione europea ha previsto sei priorità per il periodo 2019-2024:

  1. il Green Deal europeo, che si riflette nell’obiettivo di fare dell’UE il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050
  2. un’economia al servizio delle persone
  3. un’Europa pronta per l’era digitale, raggiungibile attraverso l’empowerment dei cittadini nell’utilizzo delle tecnologie di nuova generazione
  4. la promozione dello stile di vita europeo, mediante la tutela dei diritti e dei valori propri dell’Unione
  5. un’Europa più forte nel mondo
  6. un nuovo slancio per la democrazia europea

 

L’individuazione del Green Deal quale primo obiettivo dell’UE riflette le numerose richieste provenienti dal basso, che hanno caratterizzato gli ultimi anni e soprattutto gli ultimi mesi, tanto a livello europeo quanto mondiale. La richiesta di un’azione concreta riguardo i cambiamenti climatici è pressocché universale e i cittadini europei vogliono che sia proprio l’Europa a ricoprire il ruolo di leader nel cammino verso la sostenibilità. I dati pubblicati dalla Commissione mostrano infatti che il 93% degli europei considera i cambiamenti climatici un problema reale e grave, nei confronti del quale hanno compiuto almeno un’azione per contrastarlo, mentre il 79% ritiene che l’implementazione di politiche volte al contenimento delle temperature possa fungere da volano per l’innovazione. Assecondare la volontà popolare significherà per l’Unione fissare a livello normativo l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, estendere il sistema di scambio delle emissioni, sviluppare e implementare processi produttivi sostenibili, incrementare ulteriormente l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, espandere il potenziale delle tecnologie verdi, assicurare la circolarità dell’economia e diffondere un pensiero e un comportamento più sostenibile. L’azione europea andrà quindi a declinarsi in diversi ambiti: energetico, settore che rappresenta il 75% delle emissioni di gas climalteranti, attraverso il processo di decarbonizzazione; edilizio, responsabile del 40% dei consumi di energia, mediante ristrutturazioni ed efficientamenti energetici; industriale, promuovendo l’innovazione dell’intero settore in un’ottica di economia verde; dei trasporti, a cui si deve il 25% delle emissioni, introducendo diverse forme di trasporto più sostenibili sia nel pubblico che nel privato. Per quanto riguarda il settore energetico, risultano di primario interesse l’efficientamento energetico, lo sviluppo delle energie rinnovabili (specialmente sfruttando il pieno potenziale degli impianti eolici offshore), l’approvvigionamento energetico a prezzi accessibili, assicurando maggiori diritti ai consumatori e affrontando la questione della povertà energetica, la garanzia di un mercato integrato e digitalizzato, l’aumento della cooperazione regionale e transfrontaliera, finalizzate a una migliore condivisione delle fonti sostenibili. L’azzeramento delle emissioni, nonostante i dubbi circa la sua fattibilità, sarà raggiunto sulla base di una programmazione decennale, che al momento prevede una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra entro il 2020 (nel 2023 è previsto l’aggiornamento dei paini nazionali per l’energia e per il clima), del 50-55% per il 2030, un ulteriore taglio entro il 2040 (ancora da definire) e l’azzeramento nel 2050.

I piani della Commissione per il 2020 prevedono anche una nuova iniziativa a favore della ristrutturazione, facilitata dall’apertura di un’apposita piattaforma che riunirà autorità locali e soggetti del settore dell’edilizia e delle costruzioni, al fine di ampliare le opportunità di finanziamento, promuovere gli investimenti nell’efficientamento energetico, creare grandi blocchi nelle ristrutturazioni per beneficiare di economie di scala; seguendo il principio del leave no one behind, sono stati previsti interventi in alloggi sociali, edifici scolastici e ospedali, oltre ad aiuti che garantiscano a 50 milioni di consumatori in difficoltà la possibilità di riscaldare le proprie abitazioni. Al contempo, gli edifici di nuova costruzione dovrebbero essere conformi ai principi dell’economia circolare, fornire gli opportuni strumenti digitali, rispettare la normativa riguardante le prestazioni energetiche e garantire la resilienza ai cambiamenti climatici.

La necessità di un intervento nel settore industriale è testimoniata dal fatto che dal 1970 al 2017 l’estrazione globale di materie prime è triplicata, causando un continuo anticipo dell’Earth Overshoot Day (ovvero il giorno dell’anno in cui i consumi delle risorse naturali, calcolati attraverso l’impronta ecologica, superano le capacità di rigenerazione del pianeta; questo è passato dal 29 dicembre nel 1970 al 1 agosto nel 2019), che questa, insieme alle successive lavorazioni, è responsabile del 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico e che le industrie europee rappresentano il 20% delle emissioni totali dell’Unione. La Commissione ha già previsto l’adozione di una strategia per la trasformazione del settore industriale per il prossimo marzo, la quale contribuirà a modernizzare gli impianti, rendendoli più ecocompatibili, e a stimolare lo sviluppo di nuovi mercati per i prodotti circolari e climaticamente neutri; entro il 2030 verrà invece presentata una proposta per sostenere la produzione di acciaio a zero emissioni. L’azione in favore dei prodotti sostenibili si focalizzerà sulla riduzione e sul riutilizzo dei materiali prima della fase del riciclo, sull’individuazione dei requisiti minimi di sostenibilità dei prodotti e sul contrasto alle false etichette verdi, a partire dall’edilizia e dai prodotti tessili, elettronici e di plastica. Questi ultimi, in particolare, saranno limitati nelle forme monouso, garantendo entro il 2030 le misure necessarie affinché ogni imballaggio sia riutilizzabile o riciclabile.

Per quanto concerne la trasformazione del settore dei trasporti, al fine di ridurre le emissioni del 90% entro il 2050, si prevede una conversione al digitale, che assicuri una mobilità automatizzata, dei sistemi di gestione del traffico intelligenti, un maggiore utilizzo di navi e treni per il trasporto delle merci, una migliore corrispondenza tra il prezzo dei trasporti e l’impatto ambientale, una tariffazione efficace sulle strade europee, una riduzione delle quote gratuite assegnate alle compagnie aeree, un’implementazione dell’iniziativa Cielo unico europeo (capace di ridurre le emissioni dei trasporti aerei del 10%), un aumento dell’offerta e dei consumi di carburanti alternativi (secondo le stime, il parco macchine a basse o nulle emissioni sarà composta da 13 milioni di veicoli entro il 2025, per cui saranno necessarie almeno 1 milione di stazioni pubbliche di ricarica e rifornimento, contro gli attuali 975.000 veicoli e 140.000 stazioni), la fine delle sovvenzioni per i combustibili fossili.

Accanto al piano finalizzato alla neutralità climatica, la Commissione adotterà quello per il contrasto all’inquinamento delle matrici ambientali acqua, aria e suolo. Il raggiungimento di questo tanto ambizioso quanto doveroso obiettivo sarà garantito dalle misure volte alla preservazione della biodiversità ittica e marina, alla riduzione dell’inquinamento causato dall’eccesso di nutrienti impiegati in campo agricolo, dalle microplastiche, dai prodotti farmaceutici e dai grandi impianti industriali, al rispetto degli standard di qualità dell’aria fissati dall’OMS, allo sviluppo di prodotti della chimica verde, alla conciliazione della tutela della salute con gli obiettivi economici, al sostegno delle autorità locali e al miglioramento dell’apparato normativo dedicato alla valutazione delle sostanze e dei prodotti immessi nel mercato.

Il Green Deal, come spiegato dal Presidente e dal Vicepresidente della Commissione europea rappresenta una nuova strategia per la crescita, capace di ridurre le emissioni, creare posti di lavoro, contribuire alla realizzazione di una transizione verde e inclusiva, migliorare il benessere delle persone e assicurare un pianeta sano alle generazioni future.