Durante la visita del 21 agosto all’hub di benvenuto per il personale afgano della delegazione dell’UE evacuato nella base aerea di Torrejón in Spagna, la Presidente della Commissione europea Ursula Van der Leyen ha posto l’accento sulla questione migratoria sollevata dalla presa di Kabul da parte dei Talebani. Von der Leyen ha dichiarato infatti che dobbiamo evitare che le persone cadano nelle mani dei contrabbandieri e dei trafficanti di esseri umani. Questi trafficanti di esseri umani mettono gli afgani, che in questo momento cercano di fuggire dal conflitto, in un pericolo almeno altrettanto grande. E quindi, a coloro che non possono tornare indietro o rimanere a casa, dobbiamo offrire alternative.
Questo significa, ha proseguite Von der Leyen, che dobbiamo in primo luogo offrire percorsi legali e sicuri a livello globale a coloro che hanno bisogno di protezione, e ha sottolineato inoltre come questa dovrà essere una questione centrale nella riunione del G7 di questa settimana. E’ auspicabile che al G7 – afferma ancora la presidente – venga dato seguito al forum sul reinsediamento che la Commissione ha organizzato a luglio insieme ad alcuni Stati membri, al Canada, agli Stati Uniti e all’UNHCR.
Secondo Van der Leyen è ora il momento di mettere in atto quell’impegno e ha chiesto a tutti gli Stati che hanno partecipato alla missione in Afghanistan – europei e altri – di fornire quote di reinsediamento sufficienti e percorsi sicuri. La Commissione si dice pronta a esaminare i mezzi di bilancio necessari per sostenere gli Stati membri dell’UE che si faranno avanti e contribuiranno al reinsediamento dei rifugiati.
Ciò stride con quanto dichiarato il giorno dopo dal premier sloveno Janez Jansa, il quale detiene la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea e che ha affermato che “L’Ue non aprirà corridoi per i migranti afgani, non permetteremo che si ripeta l’errore strategico del 2015“. Il leader del Partito Democratico Sloveno ha inoltre aggiunto che: “Dobbiamo aiutare solo gli individui che ci hanno aiutato durante l’operazione Nato e quei Paesi che sorvegliano il confine esterno dell’Ue per proteggerlo completamente”.
A queste parole fanno eco oggi quelle del cancelliere austriaco Sebastian Kurz il quale ha dichiarato in un tweet che “Gli eventi in Afghanistan sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015. La gente che esce dal Paese deve essere aiutata dagli Stati vicini. L’Ue deve proteggere le frontiere esterne e combattere la migrazione illegale ed i trafficanti di esseri umani”. “L’Austria – aggiunge – ha accolto 44mila afghani. Abbiamo una delle più grandi comunità afghane pro-capite al mondo, dopo Iran, Pakistan e Svezia. Ci sono ancora grossi problemi con l’integrazione e siamo quindi contrari all’aggiunta” di altri profughi.
“Tali dichiarazioni fanno presagire un’imminente crepa nella risposta comune che l’Europa dovrebbe dare alla crisi afgana”, afferma Dario Noschese, Presidente di Progeu, aggiungendo che: “Da queste prime battute è molto probabile che sul dossier Afghanistan l’Europa sarà incapace di presentarsi con una voce sola e l’iniziativa europea in politica estera sarà per l’ennesima volta soffocata dai protagonismi nazionali. L’Europa ha lasciato ormai da anni il passo ad altri attori nello scacchiere internazionale, Cina fra tutti, e l’attuale crisi afgana è l’ultima occasione per presentarsi unita e affermare una leadership globale europea”.