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Extracomunitari senza sponsor: la vita degli italiani senza cittadinanza

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Cittadinanza

Recentemente un test di lingua italiana per l’ottenimento della cittadinanza da parte di un calciatore extracomunitario, futuro acquisto di una squadra di calcio di serie A, è diventato argomento di dibattito per l’opinione pubblica. Come per tutte le notizie di ultim’ora, ad un certo punto l’interesse è scemato, ma la ferita è rimasta aperta all’interno della comunità degli extracomunitari che da anni si batte per una modifica dei criteri per il conseguimento della cittadinanza.

Sulla base della definizione del Ministero dell’Interno, cittadinanza significa “il rapporto tra un individuo e lo Stato, ed è in particolare uno status, denominato civitatis, al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici.” Per acquisirla è necessario rispettare i criteri definiti dalla legge 91/1992 e successive modifiche, i quali determinano i requisiti per conseguire il “passaporto rosso”.

L’indignazione degli extracomunitari deriva tanto dalla corruzione attorno all’esame di lingua in un’università per stranieri, quanto dalla velocità con la quale è stata promessa la cittadinanza ad un calciatore extra-UE. Una promessa che non rispetta gli anni di attesa degli immigrati non comunitari, ai quali è richiesta la residenza per almeno dieci anni, o dei bambini nati in Italia da genitori extracomunitari.

Gli immigrati non comunitari che si trovano sul territorio italiano e europeo rimangono fuori dal processo democratico in quanto esclusi dal voto su tutti i livelli (locale, nazionale e comunitario) e trovano sbarrate le porte alle cariche pubbliche nonostante siano una parte integrante della società. Inoltre, non godono della cittadinanza europea in quanto non possono votare alle elezioni per il parlamento europeo o alle consultazioni e l’accesso alle posizioni lavorative negli organi europei è molto limitato.

Essere cittadino di un determinato paese significa avere gli stessi diritti e doveri di chi, per ragioni di nascita o origine culturale, ne è già in possesso. Significa rispettare la storia, i valori e la cultura di quel paese, ossia fare parte della società. Le seconde generazioni di migranti, composte da giovani ragazzi nati in Italia o cresciuti qui, spesso non si riconoscono nella cittadinanza della famiglia di origine ma piuttosto in quella del paese di nascita o crescita.

La privazione della cittadinanza a tutti coloro che ne hanno il diritto riguarda una questione esclusivamente politica e burocratica. A seconda del momento politico, possiamo vedere degli sviluppi o delle involuzioni. Nel frattempo, gli italiani senza cittadinanza devono essere obbligati ad aspettare la buona volontà di qualche governante disposto ad affrontare questa battaglia con impegno e serietà.

 

 

Per approfondire il tema

  • Étienne Balibar, Cittadinanza, Bollati Boringhieri, 2012. ISBN 9788833922690
  • Dimitry Kochenov, La promessa di un alchimista, Il Mulino, 2020. ISBN 9788815286659
  • Claudia Mantovan, Immigrazione e cittadinanza. Auto-organizzazione e partecipazione dei migranti in Italia, Franco Angeli, 2007. ISBN 9788846483133
  • Pietro Costa, Cittadinanza, Laterza, 2013. ISBN 9788842075875
  • Costanza Margiotta, Cittadinanza europea. Istruzioni per l’uso, Laterza, 2014. ISBN 978858110997
  • Roberta Ricucci, Cittadini senza cittadinanza. Immigrati, seconde e altre generazioni: pratiche quotidiane tra inclusione ed estraneità. La questione dello «ius soli», Edizioni SEB27, 2018, IBSN 9788898670345
  • Rete G2
  • Fotoromanzo Rete G2