La questione dei cambiamenti climatici è sempre più centrale nei dibattiti e nelle politiche nazionali ed internazionali. Anche l’opinione pubblica risulta molto sensibile al tema, infatti, sondaggi europei del 2017 mostrano come la quasi totalità dei cittadini europei considera i cambiamenti climatici un problema grave o molto grave (92% e 74%) ed è favorevole all’aumento dei fondi pubblici orientati alla transizione verso le energie pulite (72%)[1]. Tali preoccupazioni sono giustificate dai dati relativi alle emissioni di gas climalteranti che tra il 2000 ed il 2010, a livello globale, hanno raggiunto una crescita annua pari al 2,2%, la più alta nella storia dell’uomo. Al fine di ridurre i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici è necessario intervenire, in linea con l’Accordo di Parigi, sulle emissioni dei gas serra e, al contempo, implementare migliori politiche di adattamento.
A livello globale, il settore energetico è il primo responsabile delle emissioni di gas climalteranti (47% tra il 2000 ed il 2010) ed è perciò fondamentale orientare l’azione globale verso modelli di sviluppo più sostenibili fondati su fonti energetiche rinnovabili. Per ridurre le emissioni determinate dalla produzione e dal consumo di energia, affianco ad un processo di conversione delle fonti energetiche, appare doveroso intervenire in termini di efficientamento energetico, specie nei settori energivori che, in Europa, sono rappresentati da trasporti (33%), abitazioni (26%), industrie (25%), servizi (14%) ed agricoltura (2%). L’impegno europeo in materia è testimoniato dall’aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, giunto oltre il 126%[2] rispetto al 1992 e che nel 2017 ha rappresentato il 17,5% dei consumi totali, con un aumento del 64% rispetto al 2007. I migliori risultati sono stati ottenuti in Svezia (53,8%), Finlandia (38,7%), Lettonia (37,2%), mentre agli ultimi posti si trovano Belgio (8%), Malta e Olanda (6%) e Lussemburgo (5,4%). In particolare, nel 2017 le principali fonti rinnovabili d’energia sono state le biomasse (42%), l’eolico (13,8%) e l’idroelettrico (11,4%). La produzione di biogas, biocombustibili liquidi ed energia solare, sebbene ancora limitata, si mostra in rapida espansione, raggiungendo rispettivamente il 7,4%, il 6,7% ed il 6,4% dei consumi da fonti rinnovabili. Lo sfruttamento di fonti di calore ambientale e geotermico rappresentano solamente il 5% ed il 3% del totale, mentre l’energia prodotta dai rifiuti è pari al 4,4%.
Riconoscendo i risultati finora ottenuti e la necessità di ulteriori interventi strutturali ed ingenti investimenti per fronteggiare il problema, l’Unione europea ha predisposto il Quadro per il clima e l’energia 2030, con l’obiettivo vincolante di ridurre le emissioni nel territorio europeo e di portare la quota di consumo energetico soddisfatto da fonti rinnovabili almeno al 27%, e la direttiva sull’efficienza energetica[3]. A ciò si aggiungono campagne ed eventi di sensibilizzazione e condivisione delle conoscenze ed esperienze, come l’iniziativa della Commissione europea European Sustainable Energy Week[4] che si terrà a Bruxelles dal 17 al 21 giugno. Qui si terrà la Policy Conference, la più grande conferenza europea sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, e verrà data la possibilità ad enti pubblici locali ed organizzazioni private di organizzare, in ciascuno Stato membro, attività ed eventi volti a promuovere la transizione verso un’energia pulita.
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[1] https://ec.europa.eu/clima/citizens/support_it
[2] https://data.worldbank.org/indicator/EG.ELC.RNEW.ZS?end=2015&locations=EU-IT&start=1990