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Da Legacoop e Sapienza un confronto sul ruolo delle cooperativa nella crescita in inclusiva nei Pvs

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Le cooperative quali partner strategici per la cooperazione internazionale? Quali le storie e le best practice? Quali le necessità di cambiamento? E quali i principi ispiratori, a partire dai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dellAgenda 2030 mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza e allo sviluppo sociale ed economico. Questi i temi al centro dell’evento
organizzato a Roma “Crescita inclusiva nei processi di globalizzazione dei Paesi in via di Sviluppo: il ruolo delle cooperative verso gli SDGs” da Legacoop, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma,.

Il seminario è a conclusione del laboratorio “L’impresa cooperativa nei progetti Europei per lo sviluppo” nell’ambito della Cattedra Jean Monnet REUTRADE “Ripensare le politiche commerciali europee per lo sviluppo”.

Mauro Lusetti Presidente Legacoop Nazionale, nell’aprire i lavori, ha subito manifestato le necessità del mondo cooperativo: “Abbiamo bisogno di sviluppare un profilo di autonomia e valorizzare i nostri valori. Grazie ai principi ICA (International Cooperative Alliance ) abbiamo una storia di 130 anni e abbiamo intenzione di vivere altri 130 di qeusti anni ma c’è la necessità di collaborazione con realtà come le università. Si tratta di un rapporto vitale. I 17 goal dell’Agenda 2030 sono fortemente coerenti con il nostro modo di fare economia. E un elemento del nostro DNA”. “Il modello cooperativo è ricostruito a livello europeo come importante player e a livello internazionale – ha aggiunto Francesca Ottolenghi Legacoop, Ufficio Relazioni Internazionali e Politiche Europee, docente Università La Sapienza – E’ necessario fare in modo che il ruolo delle cooperative sia sempre più riconosciuto. La prospettiva è quella di creare un think thank di collaborazione e cooperazione”.

Al di là dei riconoscimenti istituzionali e legislativi (pensiamo alla Legge agosto 2014, n. 125 sulla disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo) è importante sviluppare un riconoscimento già in atto: “Una identificazione relativa anche a ciò che le cooperative hanno fatto nella cooperazione – ha affermato Marco Cilento Presidente dell’area didattica di Cooperazione allo Sviluppo di Sapienza Università di Roma – La nostra collaborazione si è implementata con moduli didattici e partecipazione a bandi poi finanziati. Auspico nuove forme di collaborazione come la formazione post-laurea. L’altra dimensione riguarda il fatto che gli studenti hanno avuto modo di conoscere il mondo delle imprese cooperative”.

Tra i protagonisti dell’evento ci sono le storie, le best pratices di progetti, le visioni di cooperazione nei Pvs con il mondo cooperativo. Dall’esperienza Coop, che ha posto le organizzazioni di produttori alla base della filiera dei prodotti SolidalCoop, al progetto sulla filiera della Noce dell’Amazzonia della Cooperativa Chico Mendes a storie europee come quella della spagnola Coop Sin Fronteras, raccontata da Hugo Valdés. Citiamo uno dei progetti di Haliéus, l’associazione che nasce come Ong e che mira a sviluppare le cooperative nei Paesi in Via di Sviluppo. “Il progetto scelto – ha raccontato Gabriele Verginelli, Project Manager di Haliéus – riguarda il Supporto alla filiera della pesca artigianale dell’Africa occidentale per il raggiungimento degli standard sanitari e fitosanitari per l’accesso ai mercati regionali e internazionali. Si tratta di una global partnership per aiutare i Pvs ad accedere ai mercati superando i problemi riguardanti la sicurezza alimentare. In Europa per poter importare prodotti da Paesi terzi sono necessari controlli pari a quelli previsti in Europa”.