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COP26: gli accordi raggiunti tra la soddisfazione e le critiche

COP26

Iniziata il 31 ottobre 2021, la 26esima Conferenza delle Parti del UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) presieduta dal Regno Unito a Glasgow, si è conclusa lo scorso 13 novembre, dopo una lunga notte di negoziati che ha fatto slittare di un giorno la chiusura dei lavori.

La COP26 che riunisce ogni anno i delegati dei paesi di tutto il mondo, si è aperta immediatamente dopo la conclusione del G20 di Roma, nel quale i leader delle maggiori potenze mondiali hanno raggiunto per la prima volta un accordo comune sul limitare l’aumento della temperatura globale sotto i 1.5°C.

All’apertura della COP26 i leader si sono mostrati d’accordo sull’importanza di concludere questa edizione con risultati concreti. Patricia Espinoza, segretaria esecutiva del UNFCCC ha aperto la COP26 con un forte discorso di incoraggiamento ai delegati rimarcando come questo sia “un momento cruciale per la storia umana. Non solo per le generazioni presenti, ma anche per tutte quelle che verranno”.

La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha invece esortato i leader a schierarsi “dalla parte giusta della storia” e a fare “il necessario per limitare il riscaldamento globale a 1.5°C”.

I temi principali sui tavoli di discussione sono stati:

1) La revisione dell’Accordo di Parigi e in particolare l’aggiornamento dei Nationally Determined Contributions (NDC) ovvero gli obiettivi di riduzione delle emissioni dei singoli stati;

2) Un piano per il phase-out dal carbone;

3) Il finanziamento di 100 miliardi a favore della transizione per i paesi in via di sviluppo (Climate Finance).

Gli impegni collaterali e il documento finale

Il primo impegno collaterale sottoscritto dagli stati è stata l’iniziativa Global Methane Pledge, promossa da USA-UE e firmata da 105 paesi per tagliare le emissioni di gas metano del 30% entro il 2030.

È stata inoltre raggiunta l’intesa sulla deforestazione. Il Glasgow Leaders’ Declaration on Forest and Land Use stabilisce l’impegno da parte di 114 paesi, fra i quali Russia, Cina, Indonesia, Colombia, Congo e Brasile, di arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030. L’iniziativa è supportata dal Global Forest Finance Pledge”, sostenuta dalla Commissione Europea, che impegna i paesi firmatari a stanziare 12 miliardi di dollari a favore di attività di restauro di aree degradate nei paesi in via di sviluppo.

Un ulteriore novità è l’Alleanza BOGA- Beyond Oil and Gas Alliance. L’iniziativa promossa da Danimarca e Costa Rica ha come obiettivo chiave il phase-out della produzione di petrolio e gas attraverso la fine dei finanziamenti pubblici a nuovi progetti di estrazione di fossili.

Nell’ultima giornata si è assistito a difficili trattative in cui è spiccato l’accorato appello del delegato dell Unione Europea Frans Timmermans. Il Vicepresidente per il Green Deal europeo ha infatti esortato i colleghi delegati a raggiungere un accordo: “Non uccidete questo momento chiedendo altri testi, testi diversi, cancellando questo, cancellando quello: tutti sono stati ascoltati dalla presidenza negli ultimi mesi. Quindi vi imploro: abbracciate questo testo per portare la speranza nei cuori dei nostri figli e nipoti”.

L’accordo finale dei tavoli di negoziazione ufficiali ha introdotto novità significative come:

  • – l’introduzione del target di riduzione del 45% delle emissioni a livello globale entro il 2030;
  • – il phase-down del carbone non abbattuto e la rimozione dei sussidi statali a fossili inefficienti;
  • – il riferimento al metano, come fonte di emissione di gas serra da ridurre;
  • – tempistiche più rigide per gli stati nella dichiarazione dei NDCs.

Le proteste dei giovani attivisti

Nonostante i notevoli progressi, è stata molto contestata da parte dei giovani attivisti, la poca concretezza degli impegni sottoscritti dagli stati. Il discontento dei giovani è andato avanti per tutte le settimane della COP26, come dimostrato dalle proteste organizzate da cop26coalition e Fridays For Future.

Tra i principali portavoce dei movimenti giovanili presenti a Glasgow ci sono Greta Thunberg, che critica fortemente la COP26 etichettandola come “festival del greenwashing occidentale” e Vanessa Nakate che invece evidenzia lo scarso impegno degli stati al finanziamento per la transizione dei paesi in via di sviluppo.

Al centro della critica rimangono gli impegni sui combustibili fossili. Sono considerati insufficienti i riferimenti al carbone non abbattuto, in quanto fanno riferimento solo a “phase down”, quindi a una progressiva riduzione dell’uso e non ad una eliminazione, e al metano, dove si è previsto l’abbattimento solo del 30%, considerato insufficiente dato che lo stesso è notevolmente più climalterante rispetto agli altri combustibili fossili. Non vengono invece menzionati petrolio e gas.

La soddisfazione dei leader occidentali

La COP26 si è ufficialmente conclusa sabato 13 novembre. Boris Johnson (UK) definisce l’accordo raggiunto “un grande passo in avanti”. Anche John Kerry (USA) si ritiene soddisfatto affermando: “Siamo più vicini che mai ad evitare il caos climatico”.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Abbiamo fatto progressi sui tre obiettivi che abbiamo fissato all’inizio della COP26: primo, ottenere impegni a tagliare le emissioni per mantenere il limite del riscaldamento globale di 1,5 gradi. Secondo, raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo e vulnerabili. E terzo, ottenere un accordo sul regolamento di Parigi. Questo ci dà la fiducia di poter dare uno spazio sicuro e prospero all’umanità su questo pianeta. Ma non ci sarà tempo per rilassarsi: c’è ancora un duro lavoro da fare”.

Rimane invece l’insoddisfazione di molti attivisti per i quali la COP26 non ha introdotto il cambio di passo aspettato.