“Abbiamo gli strumenti, abbiamo la scienza, abbiamo le risorse. Dimostriamo di avere anche la volontà politica che i cittadini ci chiedono.”
Con queste parole, il 2 Dicembre, Antònio Guterres, Segretario Generale dell’ONU, ha dato inizio alla 25° Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite (COP25). L’appuntamento annuale sul clima, che oggi volge al termine, ha visto prendere parte ai negoziati i delegati dei 196 paesi firmatari dell’Accordo di Parigi, in cui, lo ricordiamo, i paesi si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto di 2°C. Capi di Stato, Ministri dell’Ambiente, Organizzazioni non governative e membri della società civile si sono riuniti nelle ultime due settimane per rispondere all’emergenza climatica.
Dopo un inizio difficile – la conferenza, che avrebbe dovuto avere luogo a Santiago, è stata da ultimo ospitata dal governo spagnolo, a Madrid, a causa dei disordini degli ultimi mesi nel paese Sudamericano – e una prima settimana lenta, dal punto di vista dei negoziati, la COP25, con l’arrivo dei Capi di Stato, è entrata nel vivo e molti sono stati i temi discussi:
- Il Mercato del Carbonio. Oggetto di discussione sono stati i controversi meccanismi di scambio delle quote di emissioni inquinanti. In particolare, l’articolo 6 che prevede di aiutare a ridurre le emissioni di carbonio attraverso una collaborazione congiunta dei rispettivi impegni, consentendo di vendere o comprare le emissioni in eccesso, sottoforma di crediti.
- “Loss and damage”. In revisione anche le procedure di finanziamento del Meccanismo di Varsavia, il cui compito è quello di aiutare i paesi più vulnerabili a far fronte agli elevati costi delle perdite e dei danni legati agli impatti climatici sempre più in aumento. Secondo il Global Climate Risk Index 2020 sono circa 500.000 le vittime degli estremi eventi metereologici degli ultimi venti anni.
- Ndc-Nationally Determined Contributions. Tutti i paesi sono stati richiamati a rafforzare gli impegni e le ambizioni dei nuovi piani climatici per il raggiungimento della neutralità del carbone entro il 2050.
Padrona indiscussa è la Scienza, che attraverso il supporto di innumerevoli report disegna un quadro inequivocabile. Secondo l’IPCC: “Gli impatti dell’attuale riscaldamento sono molto più gravi di quanto precedentemente compreso” ed è chiaro che “non stiamo facendo abbastanza per affrontarlo”. Per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C di Parigi, il mondo deve necessariamente ridurre le emissioni globali del 7,6% ogni anno per il prossimo decennio, come riportato dall’ultimo Rapporto dell’UNEP, eppure le stime del Production Gap Report rilevano che i paesi stiano progettando di produrre molto più carbone, petrolio e gas di quello possibile, con un investimento di 1,4 trilioni di dollari in nuove estrazioni. L’avvio formale da parte di Trump per la revoca dall’Accordo e il negazionismo portato avanti dall’Arabia Saudita, durante la COP, non lasciano ben sperare. A fare da contraltare, l’ambasciatrice della scienza Greta Thunberg e i migliaia di giovani al seguito, che Venerdì 6 Dicembre hanno invaso le strade di Madrid.
I prossimi mesi saranno cruciali per capire quale direzione i paesi intendano prendere, in vista della decisiva COP26, che si terrà a Glasgow nel 2020 e che vedrà diventare operativo l’Accordo di Parigi. Solo una cosa è certa: “the time for action is now!”
Fonte: unfccc.int