Dalla Russia a nuoto verso l’Europa e l’America Latina
Soprattutto in seguito al servizio andato in onda nel programma “Le Iene” si è iniziato a parlare di Blue Whale anche in Italia. Si tratta di un “gioco” online, diffusosi grazie ai social network, ideato e nato in Russia, ma che ha avuto adepti anche in Brasile, in Argentina e approdato prima in Francia e successivamente anche in altri Stati europei, a cui vengono invitati a partecipare volontariamente soprattutto adolescenti. Il nome Blue Whale si rifà alla pratica, tutt’oggi inspiegata, di cui parlava Aristotele in “Historia Animalium” nel IV secolo a.C.,di molte balene di spiaggiarsi e morire. La storia sembra avere avuto inizio nel novembre 2015 in Russia, quando una ragazzina di nome Rina Palenkova, dopo essersi sdraiata sulle rotaie della ferrovia, si fa filmare mentre un treno la decapita. La sua notorietà non è data tanto dal gesto in sé quanto dal fatto che sia stata la prima a portare a termine l’iter previsto dal gioco. I “giocatori”, dopo il primo contatto, aderiscono attraverso l’invio di un messaggio con l’hashtag #f57, per mezzo del quale si svilupperà un canale privato con una sorta di master o tutor. Le regole sono semplici ma subdole: il giocatore, spesso depresso e caratterialmente debole, viene indotto a percorrere un iter fatto di cinquanta step, cinquanta regole da seguire attentamente e che richiedono prove da superare, in realtà veri e propri rituali. Per ognuna di esse chi gestisce il gioco chiede delle prove, principalmente fotografie, che ne attestino il reale superamento. Le 50 regole comprendono procedure per innalzare la soglia del dolore fino a sviluppare un odio crescente verso se stessi, che porta prima all’avvicinamento alla morte e, alla fine, al suicidio attraverso la privazione del sonno, la visione di scene psichedeliche e film horror, l’ascolto di brani musicali, tesi a sviluppare depressione e azioni autolesive che agiscono direttamente sulle menti deboli di chi si ritrova immerso nel mare di Blue Whale. Va anche sottolineato quanto forte sia il ricatto psicologico che il master, in possesso di informazioni sulla famiglia del giocatore, userebbe come forma di ritorsione in caso di disobbedienza alle regole o nel caso in cui quest’ultimo voglia ritirarsi. Punto fondamentale lasciare il gioco se si viene scoperti. Solo in Russia sono stati calcolati almeno 157 casi di suicidi afferibili a questo gioco e in Italia, dove adulti e Forze dell’Ordine hanno iniziato da circa un anno a indagare e a conoscere Blue Whale, sembra invece che molti adolescenti fossero già al corrente di questa pratica, come è accaduto per i ragazzi di una scuola di Cesenate. Una delle ultime notizie in merito riguarderebbe l’arresto in Russia di Philiph Budeikin, colpevole di aver condotto al suicidio un numero imprecisato di adolescenti. Ma c’è altro: alcune associazioni russe, che seguono psicologicamente e si occupano delle famiglie delle vittime, ipotizzano una forma di Blue Whale, che prenderebbe il nome di “gioco delle fate di fuoco”, adattata a bambini molto più piccoli. Tra questi una di 5 anni, seguendo le regole, ha riportato ustioni su gran parte del corpo. Secondo il parere di alcuni psicologi è il meccanismo stesso del gioco che fa credere agli adolescenti, portati in uno stato di profonda depressione, che l’unica via d’uscita sia il suicidio. Le ipotesi in merito sono però varie e diverse. Alcuni ipotizzano che, in base all’effetto Werther, il fenomeno della pubblicazione della notizia di un suicidio sui mezzi di comunicazione provochi nella società una catena di altri suicidi. Altri credono invece che non sia il gioco in sé ma che piuttosto questo rappresenti virtualmente il sostegno che dà coraggio a chi avrebbe voluto suicidarsi e non era stato capace di farlo da solo. Resta il fatto, inopinabile e indiscutibile, che l’età dei suicidi varia tra i 5 e i 17 anni.