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AstraZeneca: cosa dicono le statistiche?

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La sospensione del vaccino AstraZeneca da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) “in via del tutto precauzionale e temporanea” ha diffuso la paura nella popolazione interessata. In questo caso le statistiche ci aiutano a fare un po’ di chiarezza e non cadere nella trappola delle fake news che stanno girando in questi giorni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che la distribuzione del vaccino AstraZeneca procederà e ha invitato i paesi a non sospendere le campagne vaccinali.

Cosa sappiamo?

La Danimarca è stato il primo paese a vietare l’uso del vaccino AstraZeneca contro il Coronavirus a seguito di segnalazioni di coaguli di sangue in alcune persone. Una persona è morta a causa di trombosi multipla, dieci giorni dopo essere stata vaccinata con la prima dose di AstraZeneca. Le autorità sanitarie danesi hanno affermato che la sospensione durerà almeno due settimane, fino a quando i casi non saranno indagati. Tuttavia, hanno sottolineato che “attualmente, non è possibile determinare se esiste un legame tra il vaccino e i coaguli di sangue”. Norvegia, Islanda, Bulgaria, Thailandia e Congo hanno rapidamente seguito l’esempio.

Il 13 marzo le autorità norvegesi hanno riferito che quattro persone, di età inferiore ai 50 anni, che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca, avevano un numero di trombociti inaspettatamente bassa. Questo può portare a gravi emorragie. Molto presto, l’Irlanda e i Paesi Bassi hanno annunciato che anche loro hanno temporaneamente vietato l’uso del vaccino AstraZeneca.

Il 15 marzo, anche Germania, Francia e Italia hanno dichiarato che avrebbero sospeso il vaccino. Il 16 marzo Nicola Magrini, direttore dell’Aifa, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica che si è trattato di una “scelta di tipo politico”, legata alla precedente sospensione del vaccino AstraZeneca da parte di altri paesi europei, fra cui Francia e Germania. Chi ha già ricevuto la prima dose – aggiunge Magrini – non deve preoccuparsi e deve semplicemente segnalare eventuali sintomi al medico, ricordando che le reazioni avverse si manifestano nelle ore subito successive alla somministrazione. Ad oggi l’Aifa conferma che non esiste nessun rapporto di causa-effetto fra vaccinazione e questi eventi e sta lavorando per comprenderne le cause.

In risposta a queste segnalazioni, AstraZeneca ha affermato di aver esaminato attentamente i dati sui 17 milioni di persone che hanno ricevuto il vaccino in Europa. Di questi, ha detto AstraZeneca, 37 persone hanno avuto problemi con i coaguli di sangue. E ha dichiarato che “non ci sono prove di un aumento del rischio” di coaguli di sangue in qualsiasi fascia di età o sesso.
Il 18 marzo la conclusione scientifica dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) offre ai Paesi le informazioni per prendere una decisione ponderata relativa all’uso del vaccino AstraZeneca nella loro campagna vaccinale. Il governo italiano accoglie il pronunciamento dell’Ema sul vaccino di AstraZeneca e la sua somministrazione ha ripreso già da oggi venerdì 19 marzo.

Vaccinazione AstraZeneca in Europa e Italia: cosa ci dicono le statistiche sulla pericolosità?

La sospensione della campagna di vaccinazione da parte di alcuni paesi europei si basa sulla verifica che si tratti di una coincidenza statistica oppure che ci sia realmente un effetto molto raro associato ai vaccini, che, ricordiamo, proteggono dal Covid-19, il cui rischio di complicazioni e morte è molto più elevato circa 400 volte in più.

L’Ema rende noto che alla data del 10 marzo 2021 risultano 30 casi su 5 milioni (ovvero 0,6 casi su 100mila) di vaccinati con vaccino AstraZeneca. Per interpretare meglio i dati ci si chiede se questi siano in linea con l’incidenza statistica di queste problematiche.

La prima risposta viene data dall’Associazione italiana di epidemiologia (Aie). L’Associazione ha spiegato che, in base agli studi scientifici e ai dati sui ricoveri, ogni anno nella popolazione fra 35 e 70 anni sono attesi circa 80 casi di trombosi venosa profonda (quella che riguarda anche i casi odierni) ogni 100mila persone. Questa stima corrisponde a circa 1,5-2 casi a settimana e da 6 a 8 casi al mese.

Alla data del 14 marzo quasi 800mila italiani hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca: ci sono 184mila vaccinati fra le forze armate e 610mila fra il personale scolastico. Sulla base delle statistiche precedenti (6-8 casi su 100mila per ogni mese) nel giro di un mese, fra gli 800mila vaccinati, si sarebbero dovuti verificare per effetto del caso 42-64 casi di trombosi. “Questi casi si verificano non certo per effetto del vaccino ma per effetto della normale incidenza della malattia”. Insomma, i numeri sarebbero in linea, almeno a livello statistico, con il normale verificarsi della trombosi nello stesso campione di persone.
Anche il professor Andrew Pollard, responsabile presso l’università di Oxford del progetto di ricerca da cui il vaccino AstraZeneca, afferma che non c’è “un aumento di casi diversa nel campione di persone vaccinate con AstraZeneca.

La politica Inglese sulle vaccinazioni

Mentre in Europa e soprattutto in Italia si è diffusa la paura sulle iniezioni di AstraZeneca, il Regno Unito ha continuano le somministrazioni a un ritmo incredibile mentre sui media il risalto alle morti sospette era al minimo. La scelta dei giornali è stata chiaramente quella di non dare risalto alle voci, perché se le paure sono legittime e comprensibili, di certo non si può affidare la comunicazione di un tema così delicato a una persona distrutta dal dolore per la perdita di un proprio caro o a un cittadino comune terrorizzato. Sono persone che hanno ogni diritto di credere e dire che la colpa della morte sia il vaccino, ma il cui punto di vista non può essere certo paragonato a quello del medico che sta studiando il caso, o a quello delle autorità sanitarie nazionali.

Il governo di Boris Johnson ha inoltre cercato di rassicurare sempre i cittadini sulla sicurezza di tutte le dosi. Qui non si sono visti i balletti fatti in Europa, dove in un primo momento si è detto che le dosi AstraZeneca erano sicure solo per gli under 65, per poi riconoscere di essersi sbagliati e dare il via libera per tutte le età. Qui non si sono bloccate le vaccinazioni o i lotti al primo caso sospetto, ma si è data la parola agli scienziati e si è tirato dritto.