Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’…L’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va… Così cantava Lucio Dalla nell’Anno che verrà e sicuramente per il clima del Pianeta, continentale ma anche nazionale il 2018 è stato un anno particolarmente caldo. Ma andiamo con ordine.
Le temperature medie, mondiali ed europee, continuano ad aumentare: gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati, secondo i dati climatici appena diffusi da Copernicus, il programma di osservazione della Terra gestito dall’Unione Europea tramite il Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (European Center for Medium-Range Weather Forecast, ECMWF). Questi dati forniscono il primo quadro completo e globale sull’andamento delle temperature in tutto il Pianeta nel 2018.
In particolare il 2018 è stato il quarto anno più caldo di sempre e ha segnato 0,4 gradi centigradi in più rispetto alla media osservata nel periodo 1981-2010 e negli ultimi cinque anni la temperatura dell’aria superficiale è stata superiore di 1,1 gradi in confronto ai valori dell’età preindustriale. L’Europa, chiariscono gli esperti del servizio climatico Ue, ha registrato temperature superiori alla media in tutti i mesi dell’anno nel 2018, a parte i mesi di febbraio e marzo che sono stati relativamente freddi.
E in Italia? Nel nostro Paese la situazione non è di certo confortante, anzi, è molto preoccupante. Il 2018 è stato l’anno più caldo da oltre due secoli: lo indicano i dati raccolti nel nostro Paese a partire dal 1800 e contenuti nella banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-Isac). Michele Brunetti, responsabile della banca dati del CNR-Isac di Bologna afferma che “i dati indicano che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante e che in Italia l’aumento di temperatura è più forte rispetto al trend della media globale”. Siamo oltre gli accordi di Parigi sul clima “si tratta di +1,5-2°C”.
Ma quali potrebbero essere le conseguenze? “Bisogna distinguere su scala globale e scala locale”, prosegue Brunetti, “tenendo conto che oltre a siccità e incendi, i rischi maggiori sono legati all’innalzamento del livello medio dei mari dovuto a sua volta allo scioglimento dei ghiacci continentali e alla dilatazione termica degli oceani”. “La singola anomalia del 2018, se presa in esame singolarmente, non ci permette di trarre conclusioni relativamente alle tendenze in atto” ma se vista nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia, è l’ennesima conferma del fatto che “siamo in presenza di un cambiamento climatico importante per il nostro Paese ed è significativo il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi 25 siano successivi al 1990. Un dato che va di pari passo con l’aumento delle emissioni di gas serra”.
L’anno che sta arrivando, fra un anno passerà, io mi sto preparando è questa la novità…concludeva così la sua canzone il cantante bolognese. Noi invece ci auguriamo per “l’anno che sta arrivando” che le novità, parafrasando Lucio Dalla, siano la preparazione e la messa in atto delle urgenti politiche ambientali, necessarie ed efficaci, per contrastare i cambiamenti climatici e il surriscaldamento del Paese e del Pianeta.