Anche quest’anno numerosi gli eventi in Italia e in tutta Europa contro le discriminazioni di genere in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia.
“Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese”. Queste le parole pronunciate nel 1978 da Harvey Milk, politico statunitense, militante e leader del movimento di liberazione omosessuale, quando seppe di essere nel mirino di omofobi, dopo aver ricevuto numerose lettere e telefonate di minacce di morte. Solo pochi mesi dopo, il 27 novembre dello stesso anno, fu assassinato all’interno del Municipio di cui era consigliere nella città californiana di San Francisco. Quella sera, dal quartiere di Castro, quartiere prevalentemente gay in cui Milk viveva e aveva aperto un negozio di fotografia con il suo compagno, partì un corteo spontaneo di oltre 30 mila persone, 30 mila lumi di candele in sua memoria.
A distanza di trentanove anni, il 17 maggio 2017, ricorre la Giornata internazionale contro l’omotransfobia. L’IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia, è una ricorrenza ufficialmente riconosciuta nel 2007 dall’Unione Europea e poi dalle Nazioni Unite, che si celebra il 17 maggio di ogni anno dal 2005, data stabilita in rapporto al giorno in cui l’omosessualità fu rimossa dalla lista delle malattie mentali.
L’iniziativa mira a promuovere la cultura del rispetto, della tolleranza e dell’inclusione contro ogni pregiudizio e discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Le recenti notizie provenienti dalla Cecenia sui campi di concentramento per gay hanno allarmato e spinto comunità LGBT (termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e non, supportate da organizzazioni non governative come Amnesty International, a chiedere l’intervento della diplomazia europea e internazionale contro le violazioni dei diritti umani, ovunque esse avvengano. Precedentemente, il 26 giugno 2016, il Governo turco, contro gli stessi suoi principi costituzionali, ha vietato e poi disperso con la violenza i manifestanti scesi nelle vie di Istanbul per il Gay Pride. Anche in questo caso non era la prima volta che le autorità turche usavano violenza contro le comunità definite “dell’arcobaleno”, sulla base dei colori della bandiera che le rappresenta. In Russia, solo pochi giorni fa, cinque attivisti gay sono stati fermati e arrestati mentre stavano portando alla Procura generale di Mosca 2 milioni di firme contro le violenze sugli omosessuali. In Europa il 25% dei suicidi tra i ragazzi tra i 16 e i 25 anni è dovuto all’omofobia. Nel complesso, il tasso di suicidi delle persone omosessuali è di 40 volte superiore a quello degli eterosessuali. Il suicidio è l’ultimo gesto estremo di tante persone, gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, che percepiscono la realtà circostante e l’ambiente in cui vivono come ostile e in cui si sviluppa la paura di essere rifiutati e l’idea di essere “sbagliati”. Questo è ciò che psicoterapeuti e psichiatri chiamano minority stress, “stress da minoranza”. L’orientamento sessuale minoritario rappresenta una difficoltà in più rispetto ad altri tipi di discriminazioni, perché spesso in questi casi viene meno anche il sostegno della famiglia. A ciò va aggiunto che gli adolescenti sono più a rischio degli adulti, innanzitutto perché sono più esposti ad atti di omofobia e bullismo a scuola, e poi perché, per la loro stessa età, hanno più bisogno di conferme riguardo la loro identità personale. E la sessualità è uno dei punti cardine per il riconoscimento e l’affermazione di sé. Secondo l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, l’omofobia è un comportamento appreso e non una reazione naturale. Da qui si evince l’importanza di un cambiamento sociale e culturale, che scoraggi comportamenti aggressivi e discriminatori e che promuova le differenze e la diversità come valori positivi e di crescita sociale.